Si annuncia la pubblicazione del volume William Wycherley, La moglie di campagna , a cura di Loretta Innocenti, Venezia, Marsilio, 2009, pp. 376, Euro 19, ISBN: 978-88-317-9702-3.
Rappresentata nel 1675 al Drury Lane, La moglie di campagna è
il capolavoro della Restaurazione, quella nuova magica stagione che, dopo il
cupo silenzio imposto dal regime puritano con la chiusura di tutti i teatri,
esplode con il ritorno della monarchia nel 1660, in una scena di incontenibile
energia, dominata dal genere della comedy of manners. In una trama turbinante di
intrighi e di equivoci e in un linguaggio intriso di ambiguità e doppi sensi, si
snoda la vicenda (già di Terenzio e di Molière) del cinico libertino che non
esita a fingersi impotente per avere accesso alle stanze delle signore, gabbare
i mariti gelosi e soprattutto dimostrare che le donne non tengono tanto alla
morale quanto a far salva la loro reputazione. Gli tiene testa Margery, la
«moglie di campagna» tenuta nascosta dal marito anziano e geloso, falsa ingenue
pronta ad apprendere le furbizie e i piaceri delle «donne di città». Un ritratto
audace, e impietoso ai limiti del cinismo, della società dell’epoca, del tutto
privo di quella critica morale che smorzerà i toni del teatro comico successivo
quando, a cavallo del secolo, al nuovo pubblico di borghesi cittadini sarà
proposto il modello più edificante della commedia «sentimentale».
Macchina
teatrale perfetta, che sulla scena si dispiega in tutta la sua irresistibile
forza comica (la commedia è ancora oggi molto rappresentata in Inghilterra), il
testo scritto conserva nondimeno tutta la vivacità di un linguaggio sempre
ammiccante e di situazioni sorprendenti per spregiudicatezza e arguzia; la
celebre gag della porcellana, basata sui doppi sensi di quell’«oggetto di
pregio» amato dalle signore, resta una delle più irresistibilmente comiche del
teatro inglese di tutti i tempi.
William Wycherley (1641-1715) nasce vicino a Shrewsbury, nel cuore dell’Inghilterra, ma la sua vita è legata a Londra, alla corte e al mondo dei gentiluomini libertini che descriverà nei suoi drammi. Scrive solo quattro opere teatrali, tutte commedie brillanti di costume, e raggiunge attorno ai trentacinque anni una notevole fama, grazie anche alla vita privata, alle amanti e ai contatti con gli uomini più famosi nella società del tempo. Alla leggerezza e allo humour delle commedie corrisponde però una vita segnata negli anni da gravi malattie e da difficoltà economiche. Le sue opere sono state rivalutate e riscoperte nel Novecento, dopo due secoli in cui il teatro, privilegiando testi moralistici e sentimentali, rifiutava le battute allusive e salaci, le storie erotiche e i personaggi amorali di Wycherley e dei commediografi suoi contemporanei.
Loretta Innocenti insegna letteratura inglese all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si è occupata di romanzo del Settecento e del rapporto tra verbale e visivo nel Rinascimento inglese e nella poesia del Seicento. Molti i lavori dedicati al teatro, dall’epoca elisabettiana alla Restaurazione, agli adattamenti neoclassici di Shakespeare, fino alla scena contemporanea. Ha recentemente co-curato i due volumi L’Oriente. Storia di una figura nelle arti occidentali (1700-2000), Roma 2007.
News del 12/05/2009