La Rocca Malatestiana di Sant'Arcangelo di Romagna (oggi Santarcangelo) è la sede dell’Associazione Sigismondo Malatesta e di tutte le attività che si svolgono tra maggio e ottobre.
Il primo riferimento storico al luogo dove oggi si trova la Rocca Malatestiana – uno dei castelli medievali del riminese – risale al Codice Bavaro, in cui si legge che alla fine del IX secolo, sull’altura Mons Iovis, "sorge il castello chiamato Sant’Arcangelo". Il secondo riferimento, più indiretto, all’esistenza di un luogo fortificato – o castrum – rinvia a Federico Barbarossa che nel 1164 da Sant'Arcangelo firmò due diplomi di concessione ai monasteri ravennati di Sant’Apollinare e di San Severo. A partire dalla prima metà del XIII secolo, tra alterne vicende connesse alla lotta fra Guelfi e Ghibellini, il dominio su Sant'Arcangelo e la responsabilità dell’assetto edilizio passarono gradualmente ai Malatesta: il dantesco “Mastin vecchio” presidiò per breve tempo il castello in occasione del suo passaggio a capo della parte guelfa, e nel 1288 il figlio Gianciotto lo sottrasse per poco più di un anno al comune di Rimini. Quest’ultima circostanza ha indotto alcuni studiosi ad ambientare tra le mura della Rocca il racconto dantesco di Paolo e Francesca. Ma fu nel XIV e nel XV secolo, con Galeotto (1323-1385), Carlo (1368-1429) e Sigismondo Pandolfo (1417-1468), che i Malatesta riuscirono ad acquisire il dominio incontrastato su tutta la vasta area circostante Rimini. E fu soprattutto ad opera di Sigismondo Pandolfo – letterato, guerriero e architetto – che il fortilizio di Sant'Arcangelo assunse, al termine dei lavori nel 1447, la configurazione definitiva che ancora oggi conserva.
Nel 1462 la Rocca fu presa da Federico da Montefeltro, riconquistata da Roberto, figlio di Sigismondo Pandolfo, e messa a ferro e fuoco da Cesare Borgia nel 1498. Caduto anche il Borgia, e abbandonata dai Malatesta, la Rocca passò ai Veneziani che la cedettero alla Santa Sede nel 1505. Nei secoli successivi, e fino all’Unità d’Italia, fu data in enfiteusi a vari signori, finché nel 1880 divenne proprietà della famiglia Massani. Nel 1903 fu acquistata dai conti Rasponi dai quali, per eredità, è giunta ai conti Spalletti e quindi ai Colonna di Paliano che ne sono tuttora proprietari.
La sua attuale destinazione a sede dell’Associazione Sigismondo Malatesta da un lato vuole valorizzare le tradizioni e la storia del luogo in cui sorge, uno dei più interessanti e meglio conservati dell’entroterra della Romagna, dall’altro intende contribuire a collegare Sant'Arcangelo con altri centri della cultura nazionale e internazionale.
Nel Castello di Torre in Pietra (Torrimpietra), a 25 chilometri da Roma, si sono svolti i Colloqui di Teatro e molte delle iniziative dell’Associazione previste nel periodo invernale, da novembre ad aprile.
Il complesso di edifici che costituiscono il castello-villaggio fortificato e dotato di torri di avvistamento – la cui struttura è visibile ancora oggi – ha origini medievali. La configurazione architettonica attuale è settecentesca e si deve ai Principi Falconieri che ebbero il merito di chiamare a Torre in Pietra due ingegni del loro tempo: Pier Leone Ghezzi e Ferdinando Fuga.
Sono opera di Fuga la chiesa ottagonale che si apre sul piazzale e lo scalone grande, mentre al Ghezzi venne affidata la decorazione del piano nobile del “palazzo” e alcune pitture all’interno della chiesa.
Nella seconda metà dell’Ottocento i Falconieri si estinguono e Torre in Pietra conosce un’epoca di decadenza, fino a quando nel 1926 diviene proprietà del Senatore Luigi Albertini.