31 maggio - 1 giugno 2024 - Colloquio Malatestiano di Letteratura - Santarcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana
L’argomento delle due giornate, curate da Paolo Amalfitano, Francesco Fiorentino, Loretta Innocenti e Sergio Zatti, sarà Fortunes and Misfortunes. Ascesa sociale e decadenza nel romanzo moderno (scarica qui il programma e le informazioni per raggiungere la sede del Colloquio).
Interverranno: Elisabetta Abignente, Alberto Beretta Anguissola, Xavier Bourdenet, Peter Brooks, Stefano Brugnolo, Barbara Carnevali, Francesco de Cristofaro, Flavio Gregori, Simona Micali, Enrica Villari.
Scheda Scientifica del Colloquio
La mobilità che – dal Settecento al Novecento – ha caratterizzato in forme sempre più estese e accelerate la società occidentale ha trovato nel romanzo non solo la principale rappresentazione, anche la sua assiologia e una sua contraddittoria interpretazione.
Ad aprire la strada in Francia ai giovani provinciali ambiziosi è Jacob, il Paysan parvenu di Marivaux (1735), che giunge a Parigi dove fa fortuna, grazie al bell’aspetto, alla sua moralità e soprattutto al caso che gli fa salvare dai malfattori un uomo importante.
La sua non è ancora una strategia del parvenir. Paradossalmente lo è maggiormente quella di Margot, la povera rammendatrice di Fougeret de Mombron, che alla fine con la prostituzione arriva a costituirsi un capitale e una rispettabilità. Certe giovani donne romanzesche risultano più spregiudicate e determinate dei giovani contadini.
Anche nella letteratura inglese il tema dell’ascesa economica e sociale del personaggio verso lo status di gentleman o di gentlewoman nasce con il novel settecentesco. Accanto al romanzo di genere picaresco, già Moll Flanders o le altre figure di Defoe sono protagonisti di ambizione e di mobilità sociale. Il desiderio di salire nella scala sociale in loro è più forte di qualsiasi scrupolo etico e morale.
Non sempre, tuttavia, l’avventura del giovane si conclude felicemente. Soprattutto dopo che Rousseau ha stigmatizzato la corruzione della città, i giovani contadini di Rétif de la Bretonne si pervertono e falliscono miseramente. Con la Rivoluzione che decima l’aristocrazia francese e ne sancisce la fine politica e soprattutto con Bonaparte, che nato nobilotto di provincia arriva a diventare imperatore, il movimento sociale conosce una formidabile accelerazione e soprattutto trova il suo mito, che ossessiona almeno due generazioni di giovani europei e di eroi romanzeschi.
Il romanzo ottocentesco si appropria decisamente del tema in una forma nuova, assai più complessa di quella settecentesca. Il parvenir non si esaurisce più nell’esibire un bell’aspetto e nel profittare di un caso fortuito, diventa una vera e propria strategia.
Così per Julien Sorel e per Rastignac, i rappresentanti più illustri di questa nuova specie romanzesca. È la grande stagione del romanzo di formazione, in cui un giovane in qualche modo svantaggiato – perché povero, provinciale, piccolo borghese – si impegna con metodo e tenacia per essere accolto nella Parigi che conta. I prestigi aristocratici non sono scomparsi, anche se relegati ormai ai salotti, a questi si accompagnano quelli della ricchezza, sempre più opulenta e riconosciuta, e quelli del successo che la letteratura, il teatro, il giornalismo possono attribuire. Questa stagione sembra chiudersi con Frédéric dell’Éducation sentimentale (1869) le cui aspirazioni alla Rastignac vengono risolutamente smentite.
Nella cultura inglese è con l’epoca vittoriana, in una società sempre più basata sul successo e sul progresso industriale e finanziario che si configura negativamente l’arrampicatore, il social climber. E le sue fortune, perseguite mirando in alto e talvolta senza scrupoli, spesso si rovesciano in una caduta rovinosa.
Prototipo di questa figura narrativa è Barry Lyndon di Thackeray (The Luck of Barry Lyndon, 1844), avventuriero irlandese che racconta in prima persona e in modo inaffidabile i suoi tentativi di ascendere e appartenere all’aristocrazia. È un romanzo che non a caso usa la vecchia struttura picaresca ed è ambientato nel Settecento.
Ancora Thackeray pochi anni dopo, nel 1848, anno in cui esce anche Vanity Fair, conia il termine snob (The Book of Snobs), con cui indica chi dà importanza a cose futili e ammira ciò che non ha valore.
Nel secondo Ottocento, il più famoso parvenu è il Bel-ami maupassantiano che però – rispetto ai suoi emuli della prima metà del secolo – appare degradato, come degradato appare il mondo nel quale intende introdursi, ben diverso dal salotto del Marchese de La Mole e da quello di Mme de Beauséant. La strategia del parvenir torna a fondarsi sul fascino fisico e prevede come sbocco l’ingresso nel demi-monde. Nel giudizio morale ed estetico sul parvenu, conta infatti anche quello sull’ambiente cui aspira. Durante tutto l’Ottocento si ritrova anche il motivo opposto a quello del parvenir: quello della decadenza aristocratica. Dalla Lucia di Lammermoor di Scott al Cabinet des antiques di Balzac, si rappresentano o aristocratici che cercano di fronteggiare dignitosamente la povertà, o aristocratici che hanno perduto ormai il controllo della realtà che li circonda. Interessante in questo contesto un esempio parzialmente contrario: ne I viceré di De Roberto il giovane protagonista aristocratico deve tradire i valori della propria classe per conservare il potere sociale. La decadenza ideologica e morale è il presupposto della sopravvivenza. Una analoga soluzione si troverà nel Gattopardo. Interessante si rivela il tema una volta che si trapianta nell’Italia postunitaria, dove può assumere una coloritura tragica in Mastro don Gesualdo.
Nel Novecento il tema del parvenir si associa sempre più ad altri temi che in qualche modo l’assorbono, com’ è il caso dello snobismo. Non si tratta tanto di arricchirsi o di avere successo partendo da una situazione molto svantaggiata. Si desidera essere accolti da ambienti spesso limitrofi, sentiti socialmente superiori, come accade a tanti personaggi della Recherche, da Morel ai Verdurin. Il parvenir si confonde nell’immenso processo di omologazione sociale, di entropia. In H.G. Wells (Kipps, 1905), come prima in Dickens, l’ascesa sociale è dovuta alla fortuna – un’improvvisa eredità o una ricchezza acquisita senza meriti – e non tanto all’ambizione del protagonista, che invece segna The Great Gatsby (1925) di F.S. Fitzgerald, dove si ripercorre il modello narrativo di mondi socialmente a confronto e si narra l’ascesa e la caduta dell’eroe, in una dimensione che non è solo storica ma anche ideale come quella del grande sogno americano.
Un caso particolare è quello dei romanzi di Henry James dove i personaggi sono perfettamente consapevoli delle differenze di classe, ma legano la loro ascesa sociale, e l’ambizione e lo snobismo che la muovono, alla contrapposizione tra Europa e America, due mondi e due culture profondamente diversi.
Sempre mettendo in scena il parvenir, il XX e poi il XXI secolo ne declinano in modo diverso la portata.
In Inghilterra il tema si lega ai problemi sociali del dopoguerra (John Braine, Room at the Top, 1957), o amplifica il suo spazio d’azione come avviene nel genere del thriller psicologico (P. Highsmith, The Talented Mr. Ripley 1955), oppure assume, sminuendone la forza, un registro ironico o decisamente comico (A. Loos, Gentlemen Prefer Blondes 1925; J. Fellowes, Snobs 2004 e Past Imperfect 2008).