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Frammenti di un canto amoroso. Varianti della tradizione lirica nella poesia del Novecento

3-4 novembre 2023 - Colloquio Malatestiano Poesia - Napoli, Teatro di Palazzo Donn'Anna

L’argomento delle due giornate, curate da Paolo Amalfitano, Carmen Gallo, Flavia Gherardi e Luca Pietromarchi, sarà Frammenti di un canto amoroso. Varianti della tradizione lirica nella poesia del Novecento (scarica qui il programma e le informazioni per raggiungere la sede del Colloquio). Interverranno: Andrea Afribo, Luca Bevilacqua, Franca Bruera, Franco D’Intino, Francesco Fava, Paola Ferretti, Carmen Gallo, Claudio Giunta, Matteo Lefèvre, Matilde Manara, Massimo Natale, Filippomaria Pantani, Marco Rispoli.

 

Scheda scientifica

Nei secoli la poesia petrarchesca si è manifestata come un territorio sconfinato. Petrarca ha sottratto il discorso amoroso ai condizionamenti del tempo e ha costruito una soggettività con le proprie contraddizioni, i propri tormenti e con l'accidia (Marco Santagata).

 

La tradizione lirica deve al petrarchismo l’invenzione di un linguaggio amoroso che la poesia europea rimodulerà di continuo nei secoli successivi, dal Rinascimento al Seicento fino al Romanticismo. Questa tradizione recupererà o assorbirà diverse influenze e si contaminerà con altri modelli, che spaziano dalla concezione naturalistica dell’amore, che scommette sull’appagamento del desiderio sensuale, all’amore coniugale che da Pontano, passando per Spenser, conduce sino a Saba, Montale, Bertolucci, Dickinson o Jiménez; oppure, giunge in forme più oscure nella poesia decadente, dove dolore e tormento, tenerezza e furore, si fondono nel lirismo crudo testimoniato dal canto d’amore di Apollinaire per Lou. O, sublimati in una cornice estetizzante, innervano le liriche di Swinburne e D’Annunzio. L’adesione alla dimensione spirituale dell’amore, una sua facie quasi mistica (visione trascendente, la definisce Salinas), permea anche i versi di Neruda, García Lorca, Majakovskij, Penna e Cvaeteva e si contrappone al desiderio, ormai sentito necessario, di cantare un oggetto d’amore tangibile, caldo, materiale: «m’occorreva avere accanto il tuo corpo», protesta Kavafis.

Il Colloquio intende, dunque, verificare quali siano le molteplici declinazioni della lirica amorosa novecentesca, dove una grande varietà di forme espressive, in continuità o discordanza con la tradizione, rivelano le nuove configurazioni di antichi topoi: l’affermazione del desiderio erotico e la corporeità dell’amata ne sono ormai parte integrante e la negazione dell’eros non è più affidata alla distanza o all’idealizzazione ma si ritrova nella topica dell’assenza, della perdita, dell’impotenza, dell’abbandono, dell’accidia. La poesia lirica si presenta, infatti, nel Novecento come la forma privilegiata in cui rappresentare una soggettività sempre più complessa, divisa e segnata da nuove classi emotive come l’angoscia, la violenza, la ricerca di un piacere estremo e perverso, la depressione e l’impossibilità di amare. Una svolta rappresentata in modo esemplare dalle poesie del primo T.S. Eliot e in particolare da The Love Song of J. Alfred Prufrock, che apre la stagione modernista e mette in scena un’altra sensibility, dove sono il disgusto, l’ignavia e il degrado i nuovi valori poetici.

Per questo Colloquio un punto di partenza potrebbe essere ragionare su alcuni topoi di lungo periodo che, nelle metamorfosi novecentesche, ridisegnano lo spazio poetico dell’esperienza amorosa individuando alcune dicotomie da offrire all’analisi e alla discussione. Tra queste, la rappresentazione del corpo dell’amata: corpo assente/corpo presente, amore lontano/amore prossimo, perdita dell’amata/giubilo erotico.

O, passando all’opposizione alto/basso: il ritratto dell’angelo/il ritratto di una donna; o, aprendo al tempo della memoria: evocazione nostalgica/canto luttuoso, invocazione dell’oblio/vocazione al ricordo.

Dagli esiti delle analisi dei testi trattati potrebbero emergere somiglianze, divergenze o ricorrenze rinvenibili in opere di letterature diverse, che consentano di tracciare una mappa delle costanti della poesia del Novecento, più o meno dichiarate, che le legano alla tradizione lirica precedente.

 

i curatori
Paolo Amalfitano, Carmen Gallo, Flavia Gherardi, Luca Pietromarchi

 


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